l’estate è il momento del corpo.
nudo coperto o troppo nudo o troppo coperto o morbido o giusto o troppo largo troppo corto troppo incolto troppo molle o spigoloso
in estate mi parlo tantissimo.
c’è una proporzionalità diretta fra la pelle esposta (e i problemi domande discorsi l’agio o il disagio di stare col mio corpo nel mondo) e il chiedermi come sto nel posto in cui sto (nei rapporti che ho, nel lavoro che faccio, nella famiglia che mi è toccata)
d’estate si fanno le rivoluzioni. col sole col caldo con i piedi scalzi la pelle che tira le gocce di sudore i ritmi lenti – che poi sono i ritmi giusti e i tempi vuoti e lunghi.
d’inverno anche le mie idee si fermano.
siamo stati due settimane in grecia, in una grecia lontana e libera, di tende sulle spiagge e tuttinudi, con una borsina un libro una borraccia e una saccoccina di torte di feta. ho cercato tanto di vedere i delfini e non li ho visti, un motorino e un sacco di vento, degli uomini bellissimi, padri greci che giocavano piano con i loro figli e il solletico e le storie e tenerseli vicino e parlare parlare e fare i tuffi, delle ragazze nude e felici -tante amiche, tante chiacchiere e tante birre.
i giorni erano di
dormire con il sonno
bagnarsi con il caldo
mangiare con la fame
bere i vini con il buonumore
fare l’amore e cercare le taverne con i calamari
alla fine, la felicità
in grecia ho letto:
“brevemente risplendiamo sulla terra” – va beh, struggente e bagnato di lacrime e affanni.
“berta isla” – da spiaggia, da mangiare, un compagno perfetto di vacanza.
“uomini e no” – la M E R A V I G L I A. l’hai letto vittorini, tu?
poi sono tornata a bomba e mi sono riempita di mille paure e poi parlo con le persone e sembra che sia sparpagliata fra la gente in maniera generosa.
la mia è paura di avere paura, paura di sentire dentro il panico che c’è in giro, sì il virus certo. ma anche la crisi – la crisi, signori. ma chi è nato negli anni ’80 come me sente parlare di crisi da sempre DA SEMPRE e forse ci hanno tolto fiducia e forza e sogno?
pensavo forte fortissimo a queste cose e sono inciampata in un libro che non aprivo da tanti anni.
mi ha detto così:
mi ha detto:
che bello essere
quello che si è
anche se si è
poco pochissimo
niente.
[taci, anzi parla _ carla lonzi]
me lo ha detto in un giorno di affanni, l’ha detto ai miei piedi neri ancora un pò feriti da scogli e scalzità. l’ha detto alla testa che scoppia e a una panciacuore che ancora non sa che cosa le fa bene e che cosa vuole.
non essere niente ma cercare lo spazio e il senso e decidere di cercarlo forte.
vivo da sempre in spazi che ritualizzo. in casa ci sono mille amuleti. sono nascosti o sono esposti, sono protezioni sono lì e governano la casa, ci vogliono bene. APOTROPAICO era una parola che al liceo mi piaceva tantissimo.
c’è una famiglia sacra scolpita in un pezzo di legno che deve stare sulla finestra. ci sono tre piccole uova russe dipinte che devono stare nella libreria, fra i libri. ci sono i nonni, una madonna, un dinosauro di plastica.
c’è una statuina del presepe, antica, una ragazza che porta in grembo due colombi e stava sulla credenza, in alto, un pò nascosta. guardava le nostre cene, una volta era caduta -mille anni fa- e mia madre con l’attack e la sua pazienza da sole in vergine me l’aveva aggiustata. il rattoppo è la sua specialità.
poi due giorni fa questa statuina è caduta di nuovo e si è ancora aperta la testa.
l’ho tenuta con me, vicina, rotta e aperta e ho pensato che in questo momento ci assomigliamo. c’è un corpo con i colombi fra le mani, pronti a volare super lontano.
c’è una testa che è confusa, divisa, dove andiamo e cosa facciamo ed esattamente come si fa?
c’è settembre, che a me mi fa sempre voglia di dire che sì, si rinizia, ma riniziare vuole dire fare le rivoluzioni e andare avanti e non rimanere lì, dove si era.
quindi la statua ha un posto nuovo e un pò segreto, non verrà riaggiustata, era un pezzo unico e ora sono tre e secondo me ci veglia anche così.
ciao settembre, il capodanno dei più.
voglio esserti fedele, voglio ricominciare per davvero.
sii clemente con gli errori e le paure e la scompostezza di una testa non sempre sulle spalle.
ciao settembre