m come il mare

Written by all post, i disegni

in questo periodo lungo di reclusione
in questo 2020 in cui ho guardato la primavera arrivare dalle finestre, come se fosse miele che piano colava sul mondo lontano
ho avuto un pensiero nel fondo continuo e costante

era il pensiero del mare

m come il mare | joanna concejo

in realtà sempre pensiero di tutte le mie notti
per qualche motivo mi sveglio sempre, e lui mi riaddormenta.
prendere sonno non è facile
allora penso al mare.

all’inizio pensavo di poter respirare sott’acqua. allora chiudevo gli occhi nel letto e pensavo al corpo bagnato ma tiepido, alla luce del sole che entrava nell’acqua, al blu, ai pesci, al verde, alle stelle marine. poi mi chiedevo: voglio un fondale di sabbia o di scogli? è uguale, basta che ci sia un fondo, perchè quel mare che è una gola blu infinita e senza fine mi fa paura, è qualcosa da cui possono uscire cose giganti. a volte pensavo di essere su una specie di materassino, portata e cullata dalla corrente. ma poi dopo un pò avevo paura di allontanarmi troppo, andare alla deriva, ustionarmi al sole, avere freddo.

m come il mare | joanna concejo

allora ad un certo punto del confinamento per riaddormentarmi e sentirmi sicura, vicina a quell’unica cosa che sento che può calmare e prendere le paure ho iniziato ad immaginare di essere su una barca. avevo visto l’avventura di antonioni [vederlo.] e le eolie e lei e quella bellezza e le inquadrature precise e il mare e i delfini e le rocce e perdersi cercarsi innamorarsi la colpa la borghesia la noia il vuoto e tutto quel mare

lui una piccola barca a vela
lei uno sguardo un cane
i delfini
il vento nei capelli di lei e quegli occhi – la bellezza

monica vitti | l’avventura | antonioni

ho pensato tanto a questo film e alla piccola barca tutta di legno, la vela, una piccola barca che sapeva delle mani che l’avevano costruita, e scivolava fra le isole e gli scogli delle eolie.
allora, per riprendere sonno, mi immaginavo su quella barca, col mare sotto e il cielo sopra, protetta.

m come il mare | joanna concejo

a volte sognavo che ero sul bordo della barca che si muoveva a vela e lenta, con la mano ciondoloni che sfiorava il mare, e intravedere sciami di pesciolini, mute di pesciolini, branchi di pesciolini. una notte avevo una retina a maglie larghissimie e nella mia retina c’erano tre pesciolini e li tenevo nel mare e in realtà potevano uscire dalla rete perchè era proprio larga, ma stavano lì e li guardavo.

intanto i giorni nella casa -piccola- si facevano annodati.
chiusi, chiusi dentro, uno sopra l’altro, momenti di simbiosi e strappi.
i ragazzi che sono grandi, grandi di quando la grandezza è oppositiva e violenta, io piccola -tutti quei pianeti in 12° casa? anche marte. in cancro e in 12°.
un pò una incapacità di essere argine e muro, una mollezza che ora sconto, quando loro crescono e io non so dire i NO

in tutti questi giorni che sono stati poi quasi tre mesi aspettavo che uscisse un libro, un libro di joanna concejo, un libro che si chiama
M come il mare.

ne conoscevo le illustrazioni perchè è già stato pubblicato in altri paesi e io sono molto molto molto ammirata del lavoro della concejo e ho passato tante ore a mangiare i suoi disegni, cercandoli negli angoli di google.

M come il mare e M come miquel, il mio micu, 14 anni di spalle forti e ricerca di sè di senso di cosa mi piace di come lo voglio di cosa sono e tu, mia madre.

il protagonista del libro della concejo si chiama m.
come miquel e come il mare. ha gli occhi che guardano fisso, tagli di blu e di sfida.

m come il mare | joanna concejo

ha quell’età in cui non si sorride e basta. quell’età in cui al sentire si mettono pellicole protettive.

dei piccoli piedi si affollavano intorno ai suoi piedi nell’andirivieni delle onde.
un sorriso gli passò sulle labbra ma scomparve immediatamente. pensava che fosse stupido sorridere in quel modo, ai pesciolini, ai suoi piedi, alle onde!

m. a cui non piaceva quando gli dicevano che assomiglia a sua madre, m. che sente delle cose nello stomaco che sono fame e tristezza e rabbia – le cose che si mescolano e non gli si sa dare un nome. m. che vorrebbe gridare ma restava zitto, oppure che non pensa di parlare ma si trova ad urlare forte,
che guarda il mare le onde il cielo che si apre e ospita il sole e si chiede se c’è qualcuno là in fondo, nel luogo da cui le onde nascono e scompaiono

c’è qualcuno dall’altra parte? (…)
anche a lui viene detto che è piccolo?
e come si può essere così tristi con un sole
come questo?
e così felici allo stesso tempo?
è solo, adesso? come me?
gli piacciono le fragole con zucchero e panna? (…)

anche lui appoggia la lingua alla barra
metallica del cancello, quando gela?
si rosicchia le unghie?
è mai stato innamorato?
anche a lui, a volte, fa male il cuore? (…)

gli piace la marmellata di ciliegie?

e a sua madre? le vuole bene?

le tavole della concejo
il blu, i pesciolini nel cielo e nel mare, le onde che scintillano piene di sole, la mano coi tesori di m, piccole meraviglie trovate sulla sabbia, i suoi occhi aggrottati, col corpo immerso fino a sopra le narici nell’acqua,
e la mamma, in questo dialogo muto, la mamma disegnata mentre lo guarda, lo guarda che è nel mare e fa il bagno e lo guarda per essere lì, se ci fosse bisogno di intervenire, piccola presenza che lo saluta mentre lui si allontana, la mano che accarezza i capelli. quell’esserci sempre e a volte non trovare i modi giusti, non sapere le parole, non sapere come contenere quella pancia di emozioni che a un certo punto esplode
i dettagli, le piccolezze dei disegni, un asino sulla spiaggia, un dinosauro arancione, una palla blu, un orso polare, cercare nelle pagine come si cerca nella sabbia -un vetrino, una conchiglia, le chele di un granchio- e trovare anche un leone, un cetaceo -anzi due- che volano nel cielo, trovare nel palmo della mano un castello di sabbia che si spalanca in un universo

m come il mare | joanna concejo

l’ho ordinato ed è arrivato
insieme alla riapertura delle case e dei negozi, insieme alla vita normale che riniziava a definirsi, alle testoline che uscivano dai nidi.
è arrivato ed è stato un regalo, nel fondo e nel centro delle domande che mi sto facendo e che in questa reclusione sono diventate ossessive.

poi mi ricordo mia madre che dice
“i pesci sono gli uccelli del mare” o “gli uccelli sono i pesci dell’acqua”

e questo libro si apre così, con questa citazione di eran kolirin

al mattino, al mare, sentiamo il mondo intero.

ciao mare, a quando?
ciao mare, a presto.

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